La recensione del film diretto da Jane Campion: The Power of the Dog, in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
In concorso alla 78esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, in programma dal 1° all’11 settembre 2021, The Power of the Dog, il nuovo e atteso film scritto e diretto da Jane Campion, arriva finalmente su Netflix dal 1° dicembre. La regista, che ha fatto storia come prima donna a vincere la Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 1993 con Lezioni di Piano, conferma ancora una volta il suo straordinario talento, portando sullo schermo un adattamento del romanzo del 1967 scritto da Thomas Savage.
Ambientato negli anni Venti, The Power of the Dog segue la vita di due fratelli, Phil e George Burbank, interpretati da Benedict Cumberbatch e Jesse Plemons, che gestiscono un ranch nel Montana. La loro relazione, apparentemente solida, verrà sconvolta quando George si sposa in segreto con Rose, una vedova della zona, scatenando la furia di Phil. Quest’ultimo, intriso di una mascolinità tossica e di un passato oscuro, cercherà in ogni modo di distruggere la nuova felicità del fratello, mentre le tensioni e i conflitti tra i personaggi si sviluppano lentamente, ma inesorabilmente.
Nel corso della conferenza stampa di presentazione del film alla Mostra di Venezia, Jane Campion ha dichiarato: “Sono una persona creativa, ho semplicemente pensato che fosse un libro bellissimo. Ha avuto un effetto fortissimo su di me perché ho sempre creduto in ciò che Thomas Savage descrive. Ho viaggiato in profondità nell’ultima parte del racconto e l’ho trovato molto emozionante.” La regista ha inoltre sottolineato come il romanzo di Savage fosse in grado di entrare nella psiche dei personaggi, una caratteristica che le ha permesso di immergersi completamente nella storia e di creare un film che affronta temi universali come l’isolamento, la sofferenza e il desiderio di connessione umana.
Particolarmente affascinante è la figura di Rose, interpretata da Kirsten Dunst, che rappresenta una donna fragile, costretta a fare i conti con una realtà che sembra soffocarla. “Come donna mi interessava molto il personaggio di Rose,” ha spiegato la regista. “Mi interessava amplificarlo per quanto possibile, tenendo conto del contesto storico in cui viveva. Nel 1925, era davvero difficile per una donna come Rose parlare apertamente della sua sofferenza, e la sua lotta interna la spingeva a cercare conforto nell’alcol.”
Il vero protagonista del film, tuttavia, è senza dubbio Benedict Cumberbatch, la cui interpretazione di Phil Burbank è semplicemente magistrale. Il suo personaggio incarna una mascolinità tossica che, purtroppo, non conosce redenzione. Phil è un uomo che reprime la propria natura, creando una barriera emotiva che lo separa dal mondo. La sua frustrazione trova un bersaglio ideale in Rose, che diventa il simbolo di tutto ciò che egli teme e disprezza. Cumberbatch ha dichiarato di aver cercato di comprendere la tossicità del personaggio: “Per me, la tossicità è il risultato di come è stato cresciuto ed emerge momento dopo momento. La sua mancanza di redenzione fa parte della sua tragedia personale. Non ho pensato che ci fosse autenticità nella sua vita, ma questo è proprio ciò che lo rende così potente come personaggio.”
The Power of the Dog non è un film che cede alla velocità dell’azione; la sua narrazione è lenta, ma calibrata, con una costruzione che si concentra sui dettagli psicologici dei personaggi e sul lento svelarsi delle loro complessità interiori. La regia di Campion, infatti, è impeccabile nel dipingere un ritratto di dolore e solitudine, dove la tensione non è tanto fisica quanto emotiva. Il film affonda le radici in un dramma psicologico che non delude le aspettative, rivelando un’intensità crescente fino al finale, ricco di spunti e riflessioni.
Accanto a Cumberbatch, Plemons e Dunst, il cast include attori di grande talento come Thomasin McKenzie, Kodi Smit-McPhee, Frances Conroy, Keith Carradine, Adam Beach e Peter Carroll, che contribuiscono a creare una tessitura emotiva che resta impressa a lungo dopo la visione.
In conclusione, The Power of the Dog è un film che, pur nella sua lentezza narrativa, riesce a conquistare per la profondità dei suoi temi e per la potenza delle sue interpretazioni. Jane Campion dimostra ancora una volta la sua maestria nel raccontare storie di difficoltà e speranza, di solitudine e connessione umana, confermando il suo posto tra le registe più influenti del panorama cinematografico contemporaneo.
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Emanuela Giuliani
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