the secret agent

The Secret Agent, la sceneggiatura del thriller che trasforma l’uomo comune in un incubo politico

The Secret Agent: thriller politico brasiliano in cui un uomo qualunque diventa bersaglio del potere, tra memoria e scrittura d’autore.

E se il thriller più potente dell’anno arrivasse dal Brasile? Presentato in concorso a Cannes, The Secret Agent (O Agente Secreto), diretto da Kleber Mendonça Filho e distribuito da Neon, non è soltanto un film: è un vero e proprio caso cinematografico internazionale. Ha conquistato pubblico e critica ed è stato scelto dal Brasile come candidato ufficiale agli Oscar per il miglior film internazionale. A questo si aggiungono tre nomination ai Golden Globe e i premi dei critici di Los Angeles e New York come miglior film straniero, consacrandolo come uno dei thriller più celebrati degli ultimi anni.

Il cuore di The Secret Agent (O Agente Secreto) è però la sua sceneggiatura, firmata dallo stesso Mendonça Filho. Un testo che fonde il ritmo del thriller con una riflessione profonda su storia e memoria, e che grazie a Deadline potete leggere qui: THE SECRET AGENT. Il film costruisce la tensione senza affidarsi a colpi di scena spettacolari, ma seguendo passo dopo passo la trasformazione di una vita ordinaria in un incubo.

the secret agent sceneggiatura

La scrittura nasce da un’idea semplice e potente: il protagonista non è una spia né un rivoluzionario, ma un uomo comune. Marcelo è un professionista competente e onesto che finisce nel mirino del potere proprio perché svolge bene il suo lavoro. La sceneggiatura insiste su questa normalità, rendendo la persecuzione ancora più inquietante e credibile.

Uno degli elementi più forti del copione è il modo in cui viene rappresentata la violenza. Mendonça Filho sceglie spesso di non mostrarla direttamente, preferendo suggerirla attraverso dettagli, dialoghi e oggetti – come un ritaglio di giornale o una registrazione audio. Una scelta che rende il racconto più duro e realistico, richiamando il modo in cui molti eventi tragici vengono interiorizzati e poi dimenticati.

La struttura narrativa gioca con il tempo: al racconto lineare della fuga di Marcelo si affiancano salti in avanti che trasformano il presente in memoria. La sceneggiatura utilizza questi scarti temporali per riflettere su un Paese che ha rimosso il proprio passato, mostrando come le storie personali rischino di essere cancellate se non vengono custodite e raccontate.

In questo senso, The Secret Agent non è solo un thriller impeccabilmente costruito, ma un esempio di scrittura cinematografica solida e consapevole, capace di mantenere alta la tensione e, al tempo stesso, di dare profondità politica ed emotiva alla narrazione.


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