La sceneggiatura di The Shape of Water unisce poesia, simbolismo e relazioni non verbali, raccontando amore e diversità con profondità.
The Shape of Water scritto e diretto da Guillermo del Toro, sin dalle prime scene, cattura lo spettatore con un’atmosfera sospesa tra realtà e fantasia, trasportandolo in un mondo dove l’ordinario e l’extraordinario si incontrano. Il film racconta la storia di Elisa, una donna muta che lavora come addetta alle pulizie in un laboratorio governativo segreto durante gli anni ’60. La sua vita monotona cambia radicalmente quando scopre una creatura anfibia tenuta prigioniera per esperimenti scientifici. Tra Elisa e l’essere si instaura un legame profondo e silenzioso, capace di superare barriere di linguaggio, paura e pregiudizio. La sceneggiatura si distingue non solo per la ricchezza dei dettagli nella caratterizzazione dei personaggi, ma anche per la capacità di costruire un universo immersivo in cui la magia della fantasia si intreccia armoniosamente con la tensione storica dell’epoca. Questo equilibrio tra emozione, suspense e poesia visiva ha contribuito a rendere il film vincitore di quattro premi Oscar, tra cui Miglior Film e Miglior Regia.
Il viaggio emotivo dei protagonisti
La sceneggiatura si sviluppa seguendo una struttura narrativa a tre atti, che guida lo spettatore attraverso un percorso emotivo e simbolico chiaro e coinvolgente. Nel primo atto veniamo introdotti al mondo di Elisa, una donna muta che vive in isolamento e trova conforto nella routine quotidiana e nella compagnia dei pochi amici fidati. La mutità di Elisa diventa un mezzo attraverso cui il pubblico percepisce le ingiustizie e i pregiudizi della società circostante, mentre il laboratorio militare, rigido e freddo, contrasta con l’intimità della sua vita privata. Questo primo atto costruisce empatia verso gli emarginati e colloca la storia in un contesto storico preciso, quello della Guerra Fredda.
Nel secondo atto, il ritmo si concentra sul conflitto e sullo sviluppo della relazione tra Elisa e la creatura anfibia. L’arrivo dell’essere nel laboratorio introduce simboli di diversità, innocenza e mistero. La sceneggiatura mette in risalto il lento instaurarsi del legame attraverso gesti, sguardi e la lingua dei segni, privilegiando una comunicazione non verbale intensa e intima. Al contempo, il conflitto esterno prende forma attraverso il colonnello Strickland e Hoffstetler, creando tensione narrativa e un senso di pericolo costante.
Il terzo atto conduce all’apice, intrecciando suspense, azione e romanticismo in un crescendo emotivo. Il tentativo di liberare la creatura, il confronto con Strickland e la trasformazione finale di Elisa in creatura anfibia rendono la conclusione potente e simbolicamente ricca. La risoluzione non rappresenta solo una liberazione fisica, ma anche emotiva e simbolica: l’amore e l’empatia trionfano, fondendo giustizia e magia in un finale che celebra trasformazione e unione tra i protagonisti.
Amore, diversità e acqua
La sceneggiatura di The Shape of Water affronta temi universali con una scrittura poetica e visivamente evocativa, dove realtà e fantasia si fondono in un’unica esperienza narrativa. Al centro della storia vi sono l’amore e l’accettazione: la celebre metafora dell’acqua, che prende la forma di tutto ciò che la contiene senza perdere la propria essenza, riflette la filosofia del film, suggerendo che l’amore può adattarsi, superare barriere e trasformare chi lo prova. Questa dimensione poetica è strettamente legata ai personaggi, tutti emarginati in modi diversi: Elisa è muta, Zelda vive in una società razzista, Giles affronta l’omofobia, e la creatura stessa rappresenta l’alterità. La sceneggiatura sviluppa questi temi senza moralismo, mostrando la forza, la dignità e la resilienza dei protagonisti.
Del Toro combina il realismo storico della Guerra Fredda con elementi fantastici, conferendo alla storia un tono fiabesco e mitologico. La creatura, inizialmente percepita come un mostro, diventa simbolo di innocenza e potere curativo, incarnando mistero e meraviglia. Un altro leitmotiv ricorrente è l’acqua, che funge da filo conduttore emotivo e narrativo: rappresenta la fluidità delle relazioni, la capacità di adattamento e la possibilità di una vita libera dai confini imposti dalla società. L’acqua, come l’amore, permea la storia, conferendo coerenza e profondità a ogni gesto e a ogni scelta narrativa.
Comunicare senza parole
Nella sceneggiatura, dialoghi e linguaggio sono strumenti scelti con grande cura per definire i personaggi e costruire l’atmosfera emotiva. La decisione di rendere Elisa silenziosa e di sviluppare il suo legame con la creatura attraverso gesti, sguardi e lingua dei segni americana è fondamentale: la parola lascia spazio a una comunicazione empatica e visiva, conferendo al racconto un ritmo lento e meditativo che intensifica tensione emotiva e intimità tra i protagonisti.
Il mutismo di Elisa non limita il personaggio, anzi diventa espressivo attraverso dettagli, movimenti e reazioni emotive, rendendola profondamente umana e immediatamente comprensibile. Il colonnello Strickland si definisce invece attraverso azioni e dialoghi aggressivi, incarnando rigidità morale, autoritarismo e misoginia. Hoffstetler, complesso e ambiguo, utilizza il linguaggio per rivelare il suo conflitto interiore, mentre le scelte etiche contraddittorie evidenziano profondità e tensione narrativa. La creatura anfibia, priva di parola, acquista una dimensione emotiva e simbolica grazie a movimenti, suoni e reazioni, dimostrando come la comunicazione non verbale possa avere la stessa forza espressiva dei dialoghi e contribuendo a creare un mondo in cui parola e gesto si fondono armoniosamente.
Poesia, empatia e trasformazione
La sceneggiatura di The Shape of Water è un esempio straordinario di scrittura cinematografica che unisce poesia, fantasia e realismo sociale in un equilibrio armonioso. Ogni elemento, dai dialoghi alla struttura narrativa, dai personaggi al simbolismo dell’acqua, contribuisce a trasmettere una visione profonda e universale del mondo. Il film non racconta solo una storia d’amore insolita, ma celebra la capacità umana di riconoscere e accogliere la diversità, di provare empatia verso chi appare differente e di trasformarsi attraverso sentimenti autentici. In questo senso, la sceneggiatura di Guillermo del Toro va oltre il semplice intrattenimento, diventando una riflessione sulla natura dell’amore, sulla forza della comprensione e sul potere trasformativo della gentilezza, invitando lo spettatore a guardare oltre le apparenze e a percepire la bellezza nelle forme più inattese.
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Emanuela Giuliani






