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Train Dreams, la recensione: un racconto poetico di memoria e vita ordinaria

Train Dreams su Netflix: un film poetico e riflessivo che trasforma la vita ordinaria di Robert Grainier in un viaggio emozionante.

Tra i paesaggi selvaggi del Nord-Ovest americano all’inizio del XX secolo, si svolge la vita silenziosa e intensa di Robert Grainier, protagonista di Train Dreams, il film, disponibile su Netflix, e tratto dall’omonima novella, pubblicata nel 1988, di Denis Johnson. Scrittore capace di trasformare storie apparentemente semplici in profonde riflessioni sull’esistenza, proprio come quella di Robert, un uomo che lavora come taglialegna e ferroviere, orfano fin da giovane e immerso nella natura e nel duro lavoro dei cantieri ferroviari.

Una vita ordinaria, che il film trasforma in un ritratto universale dell’esperienza umana, mantenendo la lentezza contemplativa e la cura dei dettagli emotivi tipica della scrittura minimalista e poetica di Johnson. Ogni gesto, ogni ricordo di Robert acquisisce così un significato profondo, rivelando la bellezza nascosta nella quotidianità.

Ombre e luce di un’esistenza ordinaria

Train Dreams non racconta soltanto la storia di un uomo di un’epoca passata, ma, soprattutto, è un’indagine sulla natura stessa della vita. Fin dai primi istanti sono chiari infatti la solitudine e l’isolamento di Robert Grainier, che segnano  e plasmano profondamente il suo rapporto con il mondo e con gli altri. Orfano e spesso ai margini della società, Robert affronta sfide quotidiane, gioie, tragedie, perdite profonde e la mancanza di legami familiari stabili, diventando al tempo stesso fragile e sorprendentemente resiliente.

Una condizione interiore che permette al film di esplorare in modo delicato il passare del tempo e il potere della memoria, trasformata in una compagna silenziosa, capace di restituire l’umanità di ogni piccolo gesto e la dignità di un’esistenza modesta.

I ricordi di Robert, alcuni nitidi e altri sfocati dal dolore o dalla distanza, diventano così una lente attraverso cui osservare e comprendere non solo la sua storia personale, ma anche le trasformazioni della società e del paesaggio circostante, sviluppando. Parallelamente, emerge la dimensione fondamentale del rapporto tra uomo, natura e lavoro, con le foreste immense, i cantieri ferroviari e gli ambienti in continuo mutamento che non sono solo sfondi, ma riflettono la durezza della vita e la bellezza nascosta in essa, l’inevitabile progresso e la fatica quotidiana.

Facendo percepire quel fragile senso di equilibrio tra l’uomo e il mondo che lo circonda, sospeso tra sogno e realtà, Train Dreams sottolinea così il valore della resilienza e della quotidianità, insegnandoci che le azioni, la cura degli altri o momenti di contemplazione, possono avere un peso enorme se vissuti con attenzione e rispetto. Lo spettatore è quindi chiamato a riflettere su come la vita si costruisca non solo con eventi straordinari, ma anche nei dettagli, nelle piccole vittorie, nel coraggio e nella capacità di andare avanti nonostante tutto.

Regia e interpretazioni: poesia visiva e intensità emotiva

Diretto da Clint Bentley e Greg Kwedar, Train Dreams rivela una messa in scena attenta e misurata, caratterizzata da uno stile meditativo e poetico. Ogni inquadratura racconta i personaggi soffermandosi sulle emozioni che li attraversano, costruendo un ritmo lento ma avvolgente, che permette allo spettatore di entrare nella vita di Robert Grainier, sentendone il peso dei ricordi e la solitudine che lo accompagna, lontano dalla frenesia tipica del cinema contemporaneo.

A rafforzare questo contesto emotivo, contribuiscono in modo decisivo le interpretazioni dei protagonisti. Joel Edgerton offre una prova sensibile e trattenuta, in grado di comunicare sentimenti profondi con uno sguardo, un gesto o una pausa, rendendo credibile e toccante l’esistenza di un uomo straordinariamente umano. Al suo fianco, Felicity Jones, nel ruolo della moglie Gladys, porta delicatezza e autenticità, incarnando un equilibrio affettivo che valorizzando ulteriormente le sfumature della narrazione più intime della vita familiare.

La sceneggiatura, fedele alla novella originale di Denis Johnson, privilegia l’introspezione e le riflessioni interiori del protagonista. I dialoghi, essenziali ma ricchi di profondità, lasciano spazio a ciò che resta non detto e ai particolari della quotidianità, dando forma a un racconto meditativo, che restituisce il tempo che scorre e il ruolo centrale della memoria nella vita di Robert.

A completare il quadro con una notevole potenza visiva sono la fotografia e le ambientazioni delle foreste e dei paesaggi del Nord-Ovest americano, presenze vive, maestose e in costante mutamento, specchio delle difficoltà e del fascino nascosto della vita del protagonista. Allo stesso tempo, le scene ambientate nei cantieri ferroviari restituiscono la durezza e la fatica del lavoro di inizio secolo, bilanciando poesia e concretezza e rendendo l’esperienza cinematografica avvolgente.

Un viaggio silenzioso nei ricordi e nell’esistenza

Train Dreams è un film che colpisce per la delicatezza e il modo in cui riesce a rendere una vita modesta universale, invitando a fermarsi, osservare e ascoltare il tempo che passa, dando valore ai ricordi, alle perdite e ai piccoli momenti che costruiscono l’esistenza.

Non è un’opera pensata per stupire con grandi eventi, ma per coinvolgere lentamente lo spettatore, grazie a una regia attenta, interpretazioni intense e immagini suggestive, mostrando come la vita possa essere meravigliosa nella semplicità dei gesti, nei momenti di contemplazione, di cura e nella condivisione con chi ci sta accanto.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

8


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