Triangle of Sadness: satira sociale tra ironia e caos, tra potere, vanità e fragilità nella società contemporanea in crociera di lusso.
Presentato al Festival di Cannes 2022 e distribuito in Italia da Teodora Film, Triangle of Sadness ha segnato il ritorno del regista svedese Ruben Östlund, già vincitore della Palma d’Oro con The Square. Con questo film, e confermato il suo talento nel creare una satira sociale intensa e provocatoria, capace di mettere in discussione ruoli, privilegi e barriere di classe. Tra ironia nera e riflessione sul mondo contemporaneo, il regista mostra quanto rapidamente prestigio e potere possano rivelarsi illusori, trasformando situazioni apparentemente perfette in momenti di caos surreale, stimolando risate e riflessioni in egual misura.
La società in crociera: ironia, disuguaglianza e vanità
Il film segue Carl e Yaya, una giovane coppia di modelli che incarnano le ambiguità della generazione millennial: precari, insicuri e costantemente alla ricerca di approvazione, ossessionati dall’apparenza e dal consenso sociale, online e offline. La loro partecipazione a una crociera di lusso, insieme a un gruppo di ricchi eccentrici e caricaturali, trasforma il viaggio in un microcosmo della società contemporanea, dove denaro, vanità e potere convivono con fragilità e vulnerabilità.
All’inizio tutto sembra perfetto: tramonti dorati riflessi sull’acqua, cocktail serviti con raffinata eleganza, suite scintillanti e momenti “instagrammabili” che sembrano cristallizzare la felicità. Ma un evento improvviso ribalta questa armonia apparente, trasformando la crociera in un incubo surreale. I privilegiati, abituati al controllo e alla ricchezza, si ritrovano impotenti davanti al disordine, mentre chi normalmente occupa ruoli marginali conquista improvvisamente autorità e responsabilità.
Il crollo delle gerarchie è tanto fisico quanto simbolico. Östlund mette in discussione l’idea che denaro e status possano garantire sicurezza, mostrando come il potere sia fragile e passeggero. La disuguaglianza emerge non solo tra ricchi e poveri, ma anche nei rapporti tra modelli e manager, tra ospiti e personale. L’ossessione per l’apparenza, alimentata da moda e social media, rivela come la vita contemporanea sia spesso costruita sulla superficie piuttosto che sulla sostanza. Il desiderio di prestigio e l’effimera autorevolezza della ricchezza si mostrano strumenti instabili, pronti a dissolversi davanti all’imprevisto.
Östlund estende la sua critica anche alla superficialità moderna: la crociera diventa un laboratorio sociale dove consumismo, social media e cultura dell’immagine modellano percezioni e relazioni. Egoismo, arroganza e insicurezze emergono senza filtri, amplificate dal grottesco delle situazioni. Il film solleva interrogativi profondi sulla natura umana: cosa accade quando le certezze sociali crollano? Come reagiscono individui abituati al privilegio di fronte alla propria impotenza? Triangle of Sadness non offre risposte semplici, ma invita a osservare con ironia e lucidità le contraddizioni della nostra società e ciò che davvero conta al di là delle apparenze.
Comicità e realtà
La regia di Östlund si distingue per precisione e controllo, osservando i personaggi con distacco e un tocco grottesco che amplifica al contempo comico e tragico. Le ampie inquadrature e i movimenti lenti della macchina da presa trasformano ponti di nave e piscine in veri laboratori sociali, dove ogni gesto, sorriso nervoso o sguardo fugace rivela dinamiche di potere e tensioni interiori. Il regista alterna con maestria momenti di leggerezza e comicità nera a sequenze di disagio e suspense, creando un ritmo capace di catturare lo spettatore dall’inizio alla fine.
Gli attori contribuiscono decisivamente alla riuscita del film: Carl e Yaya incarnano con naturalezza insicurezze e fragilità della nuova generazione, mentre gli altri passeggeri diventano caricature estreme di ricchezza e vanità. Le interpretazioni non scadono mai nella macchietta, rendendo i personaggi credibili e riconoscibili, e permettendo allo spettatore di empatizzare con le loro debolezze. Anche i ruoli secondari, dall’equipaggio agli ospiti eccentrici, mostrano la rapida inversione dei rapporti di potere in situazioni estreme, costruendo un quadro della società contemporanea al tempo stesso realistico e surreale.
Il film mantiene un delicato equilibrio tra comicità, tensione e riflessione. Silenzi imbarazzanti, cadute, incidenti e momenti di caos si susseguono senza mai diventare banali, trasformando ogni scena in un piccolo esperimento sociale. Östlund mette in luce contraddizioni, conflitti di classe e fragilità individuali, creando un’opera complessa e stimolante, pur mantenendo un tono accessibile e sorprendentemente divertente.
Tra provocazione e profondità
Triangle of Sadness è un film che fa ridere e inquieta allo stesso tempo. Östlund conferma la sua abilità nel combinare leggerezza e profondità, ironia e critica sociale, offrendo uno specchio lucido della società ossessionata dalle apparenze. Pur non essendo privo di difetti — alcune lunghezze narrative e momenti eccessivamente grotteschi possono risultare faticosi — il film sorprende, provoca e invita a riflettere sui meccanismi di potere e sulle vulnerabilità umane. Con il suo stile audace e la capacità di intrattenere e stimolare, Triangle of Sadness è un’opera ambiziosa e significativa.
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Emanuela Giuliani
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