scena un altro ferragosto

Un Altro Ferragosto, la recensione: il malinconico ritorno a Ventotene

La recensione di Un Altro Ferragosto, il film diretto da Paolo Virzì nei cinema italiani dal 7 marzo con 01 Distribution.

A ventotto anni di distanza da Ferie d’Agosto, ormai considerato uno dei cult del cinema italiano contemporaneo, Paolo Virzì torna sull’isola di Ventotene con Un Altro Ferragosto, nelle sale dal 7 marzo grazie a 01 Distribution. Un sequel atteso da decenni, che riporta sul grande schermo le famiglie dei Molino e dei Mazzalupi, simboli di due Italie in eterno conflitto ideologico, sociale e umano, ma questa volta il tono è più disilluso, più amaro, e le risate – se ci sono – fanno male.

Se il film del 1996 raccontava con ironia e leggerezza le tensioni di un’Italia che si affacciava agli anni Duemila, questo nuovo capitolo guarda indietro con malinconia, e avanti con rassegnazione. Un Altro Ferragosto è una riflessione sul tempo che passa, sulle illusioni che svaniscono e sulle ferite che non si rimarginano. È anche un omaggio struggente a chi non c’è più – Ennio Fantastichini e Piero Natoli – ma che continua a vivere nei ricordi dei personaggi e nel cuore del regista.

Virzì ha dichiarato che l’idea di un seguito era nata già negli anni ’90, ma che solo ora, complice il tempo trascorso e alcune dolorose perdite, ha trovato la giusta urgenza narrativa: “Sono tanti i motivi, alcuni anche inspiegabili, che mi hanno finalmente portato a fare quel seguito che avevo promesso a Piero Natoli l’anno dopo. All’epoca dissi di no perché mi sembrava una furbata. Ora è esploso tutto insieme, in modo naturale.”

La storia riparte proprio da dove l’avevamo lasciata, solo che tutto – o quasi – è cambiato. Altiero Molino (Andrea Carpenzano), figlio di Sandro (Silvio Orlando) e Cecilia, oggi è un imprenditore digitale sposato con un modello, e decide di organizzare una vacanza a Ventotene per radunare i vecchi amici e accompagnare il padre, ormai malato, in quello che potrebbe essere l’ultimo viaggio insieme. Nel frattempo, sull’isola si celebrano le nozze di Sabrina Mazzalupi (Anna Ferraioli Ravel), l’ex ragazzina goffa figlia del bottegaio Ruggero, ora influencer famosa e protagonista di un matrimonio vip seguito da media e ospiti ambigui del nuovo potere politico.

Ancora una volta, le due “tribù” si trovano a condividere lo stesso spazio e lo stesso tempo. Ma il confronto, se possibile, è ancora più acceso e velenoso. L’illusione di un possibile dialogo si infrange nella caricatura grottesca di una società divisa, arrabbiata e profondamente delusa. I Molino rappresentano l’élite culturale, sempre più smarrita e autoreferenziale; i Mazzalupi, il popolo che si reinventa ma resta ancorato a pregiudizi e aspirazioni futili.

Un Altro Ferragosto non cerca il consenso del pubblico, è un film spigoloso, a tratti persino eccessivo, ma sinceramente doloroso, e Virzì racconta una società in cui tutti accusano tutti, in cui nessuno ascolta davvero l’altro, e dove l’unico scopo sembra essere quello di “portare acqua al proprio mulino”, senza alcuna voglia di ricostruire un ponte tra le parti.

Il tono è disincantato, quasi rassegnato, ma mai cinico. C’è ancora uno sguardo affettuoso verso i personaggi, soprattutto quelli storici, come Sandro Molino, che sembra portare sulle spalle il peso di tutto ciò che è andato storto. Il tempo non ha risolto i conflitti, ma li ha solo nascosti dietro nuovi ruoli sociali, nuove apparenze e nuovi rancori.

Virzì, con questo film, non propone soluzioni né morale: piuttosto, invita a riflettere sulla nostra incapacità di cambiare, sull’illusione di una modernità che ha semplicemente aggiornato le stesse vecchie dinamiche di potere, rabbia e solitudine. “Siamo tutti sulla stessa barca”, sembra voler dire, “ma ci ostiniamo a remare ognuno nella propria direzione”.

In conclusione, Un Altro Ferragosto è una commedia amara, un ritratto crudo ma autentico dell’Italia di oggi, che fa i conti con la propria storia, i propri miti, e le proprie frustrazioni. Un film che parla al cuore e alla coscienza, che non cerca l’applauso facile, ma merita ascolto e riflessione. Come un Ferragosto che non si vuole ricordare, ma che continua a tornare.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

7


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