Un Eroe: la sceneggiatura completa del film di Asghar Farhadi vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al 74° Festival di Cannes.
È arrivato nelle sale italiane il 3 gennaio Un eroe, l’ultimo film del regista e sceneggiatore iraniano Asghar Farhadi, vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al 74° Festival di Cannes. L’opera rappresenta un ulteriore tassello nella filmografia del cineasta, da sempre attento a scandagliare le pieghe più profonde e contraddittorie dell’animo umano, attraverso storie che, nella loro apparente semplicità, si rivelano universali.
Il punto di partenza del film, la cui sceneggiatura grazie a Deadline potete leggere qui: UN EROE, nasce dall’osservazione di un fenomeno sociale molto diffuso in Iran: quello di persone comuni che per un gesto altruistico diventano temporaneamente celebri sui media. “Leggevo da tempo storie come questa sulla stampa,” racconta Farhadi. “Individui che, per un breve periodo, finiscono sotto i riflettori per aver compiuto un atto di generosità. Questi racconti avevano tratti ricorrenti, e anche se Un eroe non si basa su un caso specifico, ho scritto il film con quelle vicende in mente.”
La storia segue Rahim, un uomo detenuto per non aver saldato un debito. Quando gli viene concesso un permesso di due giorni, cerca di convincere il creditore a ritirare la denuncia offrendogli una parte della somma. Nel frattempo, trova una borsa con delle monete d’oro e, invece di tenerle, decide di restituirla alla legittima proprietaria. Questo gesto lo trasforma momentaneamente in un eroe locale, celebrato dai media e dalla società. Tuttavia, dietro l’apparenza si cela un intreccio di motivazioni, dubbi e mezze verità che mettono in discussione la sincerità del suo gesto e, soprattutto, il modo in cui la collettività costruisce e distrugge le sue icone morali.
Il processo creativo di Farhadi è stato lungo e articolato. “Inizio sempre da un’immagine, una sensazione o un’idea vaga. Poi lascio che il tempo faccia il suo corso. Alcune idee si dissolvono, altre restano e crescono lentamente fino a trasformarsi in storie”, spiega il regista. Nella fase di scrittura, Farhadi utilizza un metodo molto personale: annota le sue idee su biglietti codificati a colori, distinguendo quelle da includere con certezza da quelle più incerte. Anche se molte non entrano direttamente nello script, servono a definire meglio i personaggi e il loro passato, lasciando tracce sottili nel film.
Al centro dell’opera c’è una riflessione profonda sulla moralità, sull’ambiguità delle intenzioni e sul modo in cui la società tende a semplificare le storie complesse per adattarle a narrazioni più facili da assimilare. “Ognuno ha le sue ragioni per agire, anche se non sempre ne è consapevole”, afferma Farhadi. “Le motivazioni umane sono spesso un miscuglio di contraddizioni, e comprenderle richiede tempo, introspezione e, soprattutto, empatia.”
Un eroe si impone così come un film intenso, lucido e disarmante, capace di mettere in discussione la linea sottile che separa verità e apparenza, onestà e opportunismo. Un’opera che invita a guardare oltre il giudizio immediato, per cogliere la complessità delle persone e delle loro scelte.