immagine film Us di Jordan Peele

Us, la recensione: un horror che ci guarda allo specchio

Us, il nuovo film diretto dal regista americano premio Oscar Jordan Peele è un horror che ci guarda allo specchio.

Jordan Peele con US, conferma la sua abilità di usare il genere horror per raccontare molto più di semplici storie di paura. Dopo il successo di Get Out, il regista americano torna infatti dietro la macchina da presa con un film più ambizioso, complesso e simbolico, non un semplice racconto di terrore, ma una riflessione profonda sull’identità, sulla società americana e su ciò che teniamo nascosto non solo agli altri, ma a noi stessi.

La trama, in apparenza semplice, segue una famiglia in vacanza che si trova improvvisamente minacciata da un gruppo di sconosciuti identici a loro, i cosiddetti “doppelgänger”. Quello che inizia come un home invasion si trasforma presto in un viaggio inquietante dentro le pieghe più oscure dell’essere umano. Il film, ricco di simbolismi, metafore visive e colpi di scena, è un’opera che merita una lettura più attenta, perché ogni dettaglio contribuisce a costruire un discorso più ampio e disturbante.

Specchi, ombre e doppi

Al centro di Us c’è il tema del doppio, evidente già dal titolo, con i doppelgänger che invadono la vita della famiglia protagonista non sono solo nemici esterni: rappresentano la parte oscura e rimossa di ogni individuo, che riprende il concetto dell’“ombra”, quella parte di noi che rifiutiamo di vedere, e lo estende a un livello collettivo, mettendo in discussione l’identità personale e nazionale.

Il titolo stesso gioca su un doppio significato: “Us” come “noi”, ma anche come acronimo di “United States”. Il male, suggerisce il film, non arriva da fuori: è parte integrante di ciò che siamo, radicato nella nostra storia e nel nostro modo di vivere.

Questa idea prende forma concreta nei Tethered, i doppi sotterranei costretti a imitare le vite di chi sta “sopra”. Sono simbolo delle classi emarginate, dimenticate e sfruttate, condannate a esistere nell’ombra. Il mondo sotterraneo, con i suoi tunnel claustrofobici, è una potente metafora dell’America invisibile che regge in silenzio quella in superficie.

Il concetto che i Tethered siano “collegati” alle persone della superficie, costretti a replicarne le azioni in modo disumano, mette in discussione il nostro stesso benessere, che spesso si regge, anche inconsapevolmente, sul sacrificio di altri. La divisione tra “noi” e “loro” si rivela fragile, quasi illusoria.

A rafforzare questa riflessione è la regia di Peele, precisa e simbolica. L’uso di simmetrie, specchi e movimenti ripetuti costruisce un’atmosfera disturbante e ambigua. Il montaggio alternato tra sopra e sotto il suolo rafforza visivamente il legame tra i due mondi, suggerendo che sono inseparabili. Anche la colonna sonora gioca un ruolo chiave: il riarrangiamento inquietante di “I Got 5 On It” trasforma un brano familiare in un motivo sinistro, contribuendo a creare tensione e senso di minaccia costante.

A dare ulteriore profondità al film è la straordinaria interpretazione di Lupita Nyong’o, che interpreta sia Adelaide, madre protettiva, sia Red, il suo doppio disturbante, con voce rotta, movimenti rigidi e uno sguardo pieno di dolore, Red diventa una figura tragica e indimenticabile. Nyong’o riesce a rendere entrambe le donne complesse e umane, incarnando perfettamente il cuore del film: il confine labile tra vittima e carnefice. Anche il resto del cast, Winston Duke, Shahadi Wright Joseph ed Evan Alex, è più che convincente, capace di distinguere con forza i due lati di ogni personaggio.

Us è una riflessione inquietante sulla società e sull’identità, raccontata attraverso l’horror. Ogni scelta registica e narrativa contribuisce a un messaggio potente: il vero terrore, forse, non è ciò che ci minaccia da fuori, ma quello che abbiamo dentro.

L’orrore di scoprire chi siamo veramente

Us è un film che va oltre la paura immediata, per scavare in profondità nell’animo umano e nella struttura sociale contemporanea. Non è sempre facile da seguire, e non tutte le sue metafore sono immediatamente chiare, ma è proprio questa ambiguità a renderlo interessante e duraturo. Ogni visione può svelare nuovi dettagli, nuove letture, nuovi significati.

Jordan Peele si conferma come uno dei registi più originali e intelligenti del panorama contemporaneo, capace di coniugare intrattenimento e riflessione in un modo raro e potente, e con Us, ci invita a guardarci allo specchio — e non è detto che ci piaccia quello che vediamo. Perché, come suggerisce il film, il vero mostro potrebbe non essere fuori… ma dentro di noi.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

8


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