V per Vendetta: il volto della ribellione

V per Vendetta: distopia, ribellione e la maschera di Guy Fawkes diventano simbolo universale di libertà e resistenza al potere.

Uscito nel 2005, V per Vendetta è rapidamente diventato un film di culto, capace di combinare azione, filosofia e critica politica in un racconto potente e visivamente memorabile. Scritto dalle sorelle Wachowski e diretto da James McTeigue, il film ha imposto nella cultura pop contemporanea l’immagine della celebre maschera di Guy Fawkes, simbolo universale di ribellione e resistenza al potere.

Tratto dall’omonima graphic novel di Alan Moore e David Lloyd, V per Vendetta racconta la lotta di un misterioso giustiziere mascherato contro un regime totalitario che domina l’Inghilterra del futuro. Attraverso il linguaggio della distopia, affronta temi universali come libertà, giustizia e il potere delle idee.

Oppressione, ribellione e simboli

L’universo di V per Vendetta è ambientato in un Regno Unito governato da un regime oppressivo, dove ogni aspetto della vita quotidiana è rigidamente controllato dallo Stato. L’Alto Cancelliere Adam Sutler incarna il potere assoluto, mantenuto attraverso paura, sorveglianza, manipolazione dei media e repressione sistematica del dissenso. In questo contesto oscuro, emerge V, un rivoluzionario il cui volto è sempre celato da una maschera sorridente: simbolo stesso della resistenza.

La maschera si ispira a Guy Fawkes, protagonista della Congiura delle Polveri del 1605. Fawkes e un gruppo di cospiratori cattolici tentarono di far saltare in aria la Camera dei Lord per eliminare re Giacomo I e l’élite protestante, tentando di ripristinare i diritti dei cattolici. Sebbene il complotto fallì, il 5 novembre rimane una data simbolica, celebrata ogni anno con falò e fuochi d’artificio, monito contro la tirannia e celebrazione della resistenza. Nel film, questa ricorrenza diventa metafora universale della lotta contro l’oppressione: V rappresenta l’idea che la ribellione, anche contro un potere apparentemente invincibile, è possibile e necessaria.

La scelta di usare la maschera di Fawkes come emblema visivo permette al personaggio di trascendere la finzione cinematografica, diventando un simbolo globale. Il design originale di David Lloyd trasforma la maschera in un segno collettivo: chiunque può indossarla e diventare portavoce della libertà, annullando l’identità individuale a favore di una causa comune. Movimenti contemporanei come Anonymous, Occupy Wall Street e le proteste di Hong Kong e Cile hanno adottato questo simbolo come emblema di anonimato, dissenso e resistenza, dimostrando la capacità del film di legare storia, fantasia e attualità.

Sul piano tematico, V per Vendetta pone domande ancora oggi estremamente attuali: quale influenza hanno i media e la propaganda sulla formazione dell’opinione pubblica? In che modo sorveglianza e controllo tecnologico incidono sulla libertà individuale? Quanto è importante agire collettivamente contro derive autoritarie? La pellicola suggerisce che ogni atto di resistenza, anche simbolico, può innescare cambiamenti: le idee, come il volto di V, diventano strumenti di liberazione.

Così, il film si colloca al confine tra realtà e finzione, trasformando la distopia in uno specchio inquietante della società contemporanea. La Congiura delle Polveri non è più solo un fatto storico, ma una lente per riflettere sul presente, ricordando che memoria collettiva, simboli e idee possono sfidare il potere e ispirare rivoluzioni.

Il cuore visivo e sonoro

James McTeigue, al suo esordio alla regia, coniuga eleganza visiva e tensione drammatica, trovando un equilibrio tra spettacolo e riflessione. Le Wachowski, già autrici della trilogia di Matrix, firmano la sceneggiatura e imprimono al film la loro visione filosofica e politica, fatta di ribellione, identità e potere delle idee.

Al centro della storia c’è V, interpretato da Hugo Weaving, che comunica forza, ironia e profondità senza mai mostrare il volto: voce, linguaggio e gesti sostituiscono l’espressione facciale. Inizialmente il ruolo era stato affidato a James Purefoy, che lasciò le riprese per le difficoltà legate all’uso costante della maschera; Weaving subentrò e doppiò interamente il personaggio in post-produzione.

Accanto a lui, Natalie Portman offre una delle interpretazioni più intense della sua carriera nel ruolo di Evey Hammond, giovane donna che passa da vittima della paura a complice e alleata del protagonista. Celebre è la scena in cui si rasa realmente i capelli, simbolo di liberazione e rinascita, preparata con grande dedizione studiando l’accento inglese e affrontando una trasformazione fisica ed emotiva totale.

La musica, composta dall’italiano Dario Marianelli, amplifica la potenza delle immagini, accompagnando il percorso di V con lirismo e tensione. Indimenticabile è la sequenza finale, in cui il Parlamento esplode sulle note dell’Overture 1812 di Tchaikovsky, unendo arte, politica e spettacolo in un’unica travolgente sinfonia visiva.

Curiosità e dietro le quinte

Le riprese si svolsero tra Londra e Potsdam, in Germania. Scene iconiche come quelle davanti al Parlamento e alla Torre dell’Orologio furono girate realmente nella capitale britannica tra mezzanotte e le prime ore del mattino.

Durante la produzione, Londra fu scossa dagli attentati terroristici del luglio 2005, un evento che rese il film ancora più attuale e il suo messaggio più urgente. Alan Moore, autore della graphic novel, scelse di non essere accreditato, criticando la trasposizione cinematografica per aver attenuato la dimensione anarchica e radicale del fumetto. Tuttavia, questa distanza ha alimentato il dibattito, sottolineando complessità e forza simbolica dell’opera.

Numerosi sono i rimandi interni: la lettera “V” appare ovunque — dalla cella di prigionia del protagonista (numero 5, cioè “V” in numeri romani) al 5 novembre, fino al gesto con cui V disegna la lettera nel cielo in fiamme. Ogni dettaglio rinforza il simbolismo che attraversa l’intera pellicola.

Il potere delle idee

V per Vendetta intreccia intrattenimento, filosofia e critica sociale, trasformando la distopia cinematografica in uno specchio della realtà contemporanea. Sorveglianza, manipolazione mediatica e repressione diventano strumenti per riflettere sul valore della libertà e sull’importanza di un impegno collettivo contro derive autoritarie.

Il film mostra il potere dei simboli e della memoria storica come leve di resistenza e azione morale. La maschera di Guy Fawkes, più di un riferimento storico, diventa un emblema universale: un invito a difendere la libertà e a far sentire la propria voce contro l’oppressione. La ribellione, secondo il film, non è solo un gesto fisico, ma un impegno intellettuale e condiviso, in cui idee e azioni possono trasformarsi in catalizzatori di cambiamento concreto.

Come ricorda lo stesso V: “Sotto questa maschera c’è qualcosa di più di carne e sangue: ci sono idee. E le idee sono a prova di proiettile.” Vent’anni dopo, il messaggio rimane potente e attuale, ispirando chiunque creda che la libertà sia un valore da conquistare e proteggere ogni giorno.

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Emanuela Giuliani


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