La sceneggiatura di Wicked: For Good racconta Oz dopo Defying Gravity, tra scelte difficili, potere, amicizia e verità riscritte.
La strada di mattoni gialli non porta più a una promessa di felicità, ma alle conseguenze delle scelte fatte. Wicked: For Good riparte esattamente da quel momento sospeso in cui Defying Gravity aveva lasciato il pubblico senza fiato, e lo fa con una sceneggiatura che mette da parte la favola per raccontare una storia più matura e coinvolgente.
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Scritta da Winnie Holzman e Dana Fox, la sceneggiatura, che grazie a Deadline potete leggere QUI: WICKED FOR GOOD, si apre con un salto temporale che cambia subito il punto di vista. Elphaba è ormai considerata la Strega Cattiva dell’Ovest e vive nascosta nei boschi ai confini di Oz. Intanto, la Yellow Brick Road continua a essere costruita: non solo una strada, ma il simbolo di un potere che decide chi è eroe e chi è nemico. Questa scelta narrativa chiarisce subito il tema centrale del film: chi controlla il racconto, controlla anche la verità.

Accanto a Elphaba, gli altri personaggi vengono ridefiniti con attenzione. Fiyero, ora a capo delle guardie, è diviso tra il suo ruolo ufficiale e ciò che prova davvero. Glinda, invece, è diventata una figura pubblica amatissima, ma dietro l’immagine perfetta resta intrappolata nelle decisioni di Madame Morrible. La sceneggiatura lavora su questi contrasti con dialoghi semplici ma efficaci, mostrando come il potere possa agire anche senza forza, attraverso l’apparenza e la propaganda.
Le due nuove canzoni originali, “No Place Like Home” e “Girl in the Bubble”, sono parte integrante del racconto. Non servono solo a emozionare, ma aiutano a capire meglio cosa provano le protagoniste: la solitudine di Elphaba da una parte e l’isolamento di Glinda dall’altra. In questo modo, la sceneggiatura rafforza il legame tra musica e storia.
Il film si intreccia ancora una volta con Il Mago di Oz di L. Frank Baum, mostrando cosa accade a personaggi come Boq, Nessarose e Fiyero. Alcune apparizioni, come quella del Leone Codardo, sono brevi ma significative, mentre Dorothy resta sempre fuori campo. È una scelta precisa, che mantiene l’attenzione su chi vive ai margini della storia più famosa.
Al centro di tutto resta il rapporto tra Elphaba e Glinda. La sceneggiatura racconta la loro separazione senza cercare colpevoli: le due amiche hanno fatto scelte diverse, entrambe difficili. Proprio in questo momento emerge con forza quanto il loro legame abbia cambiato le loro vite, anche se non può più tenerle unite.
Il ritorno del Mago di Oz porta la storia verso il suo nodo finale. A Elphaba viene offerto un compromesso, ma lei lo rifiuta, scegliendo di restare fedele a se stessa. Da qui, il racconto approfondisce le sue origini e dà spazio al rapporto con Fiyero, vissuto non come una fuga romantica, ma come una decisione consapevole.
Il finale è semplice e potente. Elphaba e Fiyero lasciano Oz, mentre Glinda apre la Grimmerie e accetta il proprio ruolo. La sceneggiatura non punta a un lieto fine tradizionale, ma a qualcosa di più vero: la certezza che l’amicizia tra Elphaba e Glinda, anche se cambiata, ha lasciato un segno profondo e duraturo.






