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Zootropolis 2, la recensione: la città che insegna a guardare oltre

Zootropolis 2 unisce avventura e riflessione sociale, esplorando amicizia, diversità e coraggio in una città vivace e piena di sorprese.

Dopo anni di attesa, arriva finalmente nelle sale italiane, il 26 novembre, Zootropolis 2, sequel del film vincitore dell’Oscar nel 2017 come miglior film d’animazione, riportando così sul grande schermo la coniglietta Judy Hopps e la volpe Nick Wilde, con l’intento di catturare gli spettatori di tutte le età, combinando ancora una volta avventura, ironia e riflessione sociale.

Diretto dal duo premiato dall’Academy, Jared Bush e Byron Howard, e prodotto da Yvette Merino, nel nuovo capitolo la città di Zootropolis torna in subbuglio con l’arrivo di Gary De’Snake, un rettile ambiguo e circondato da sospetti. Judy e Nick si ritrovano così immersi in un caso complesso, ricco di enigmi e situazioni pericolose, che li porterà a esplorare zone della città finora sconosciute.

Famiglia, identità, appartenenza, inclusione ed emozioni

In Zootropolis 2 le tematiche che avevano caratterizzato il film del 2016 tornano più vive che mai, rielaborate alla luce della società contemporanea. Il sequel infatti non si limita a riprendere ciò che già funzionava, ma lo approfondisce e lo amplia, introducendo sfumature capaci di parlare a un pubblico variegato con sensibilità e leggerezza.

Esplorando l’attaccamento alle proprie origini e la consapevolezza della propria identità, questa nuova avventura sottolinea quanto siano importanti la storia personale e le radici per comprendere il proprio posto nel mondo, senza lasciare che aspettative esterne o pregiudizi sociali limitino la libertà individuale. Non si parla solo di appartenenza familiare, ma di riconoscimento e rispetto di sé e degli altri, sviluppando la capacità di convivere armoniosamente in una società diversificata.

Zootropolis, con le sue specie e culture differenti, continua così a rappresentare le realtà moderne e le loro complessità, mostrando come la convivenza — seppur talvolta difficile — possa trasformare la diversità in una ricchezza comune. Il racconto mette in luce l’importanza di coesistere rispettando la natura e l’autenticità altrui, evitando di giudicare prima di comprendere o di seguire ciecamente l’opinione della comunità, e valorizzando il coraggio di perseguire il proprio pensiero e il proprio istinto con empatia e rispetto.

Premesse, speranze e idee che in Zootropolis 2 trovano una forte incarnazione in Gary De’Snake. Considerato fin da subito “il cattivo” a causa del suo aspetto, della sua natura e di vecchi pregiudizi radicati, Gary rappresenta tutti coloro che vengono etichettati e sospettati senza motivo, e che faticano a ritrovare il proprio posto nel mondo. Dietro la sua aura minacciosa si nascondono una dolcezza inattesa e un profondo bisogno di accettazione: la sua presenza diventa così l’occasione perfetta per riflettere su quanto le apparenze possano ingannare, suggerendo — con delicatezza, ironia e determinazione — che ciò che il mondo considera “normale” o “giusto” non lo è necessariamente, e che spesso basta il coraggio di andare controcorrente per cambiare le cose.

Oltre a confermare temi già cari al primo film, il sequel arricchisce tutto questo con una maggiore attenzione alle emozioni, alla crescita interiore e alla comunicazione. Judy, Nick e Gary devono affrontare non solo pericoli esterni, ma anche conflitti interiori che richiedono coraggio emotivo, ascolto e la capacità di esprimere sentimenti spesso difficili da raccontare. Il film mostra come confrontarsi con paure, traumi, discriminazioni e pregiudizi non sia un segno di debolezza, ma una tappa fondamentale di un percorso che permette di crescere, conoscere sé stessi e gli altri, e costruire relazioni autentiche.

In questo senso, l’amicizia — già centrale nel primo capitolo — diventa qui un vero e proprio sostegno, capace di aiutare i personaggi a guarire, imparare e guardare il mondo con occhi nuovi. Grazie alla fiducia, alla collaborazione e al rispetto reciproco, Judy e Nick dimostrano infatti che il cambiamento è possibile solo quando si riconoscono le differenze come un valore, si accetta la diversità e si coltiva la capacità di ascoltare, comprendere e sostenere gli altri. Il film ricorda così che appartenere a una comunità non significa uniformarsi, ma convivere armoniosamente valorizzando la propria identità e quella altrui.

Tra avventura e riflessione sociale

Zootropolis 2 è un viaggio che invita a guardare il mondo con occhi più attenti e più gentili. Tra le strade colorate della città e i suoi personaggi diversi e complessi, il film mantiene il legame con lo spettatore, spingendo a cogliere ciò che spesso passa inosservato: fragilità nascoste, pregiudizi inconsci e storie silenziose che ciascuno porta con sé. Tra amicizie che sostengono, paure affrontate e differenze che uniscono, il sequel sottolinea che crescere significa imparare a conoscere sé stessi e gli altri, accettando che il cammino non è sempre lineare, ma fatto di cadute, esitazioni e scoperte inattese.

La regia di Bush e Howard, insieme alla cura estetica di Disney Animation, restituisce una città viva e pulsante, specchio della società che intende rappresentare, invitando, come già evidenziato, a guardare oltre le apparenze e rispettare le differenze per costruire legami sinceri, riconoscendo il valore dell’empatia e dell’amicizia come forma di guarigione e sostegno. Questa scelta, però, comporta una lieve perdita della spontaneità e del ritmo brillante che avevano caratterizzato il racconto del 2016.

Tra riferimenti e citazioni che spaziano da Indiana Jones e Fast & Furious a Shining, da Rapunzel a Ratatouille, Zootropolis 2, meno sorprendente del primo film, lascia comunque un segno luminoso, parlando di resilienza, comprensione e possibilità, mostrando come le differenze, se accolte, possano trasformarsi in forza comune.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

7


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