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Addio a Remo Girone: l’amato attore ci lascia a 76 anni

Ci lascia a 76 anni Remo Girone, un gigante del teatro, del cinema e della televisione italiana e internazionale.

Si è spento improvvisamente, all’età di 76 anni, l’attore Remo Girone. La notizia della sua scomparsa, avvenuta nella sua casa nel Principato di Monaco, ha scosso il mondo dello spettacolo italiano e internazionale, lasciando un vuoto nel cuore di chi lo ha amato sul palco, sullo schermo e nella vita pubblica.

Girone, volto e voce inconfondibile, ha segnato intere generazioni con interpretazioni intense, profonde, spesso indimenticabili. Nato ad Asmara, in Eritrea, il 1° dicembre 1948 da una famiglia italiana, Remo Girone si trasferì giovanissimo in Italia per studiare, e dopo aver frequentato l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, intraprese una carriera che si sarebbe presto affermata come una delle più solide e riconosciute del panorama artistico nazionale.

Debuttò in teatro, dove lavorò con registi di primo piano come Orazio Costa e Luca Ronconi, interpretando ruoli classici con una forza drammatica che lasciava il segno. Nel 1996 ottenne un riconoscimento internazionale grazie allo Zio Vanja di Anton Čechov diretto da Peter Stein, applaudito al Festival di Edimburgo.

Parallelamente, il suo volto entrava nelle case degli italiani attraverso la televisione, divenendo celebre soprattutto per il ruolo di Tano Cariddi nella serie La Piovra. Quel personaggio, così ambiguo e freddo, divenne un archetipo del villain italiano e consacrò definitivamente Girone nel cuore del pubblico.

Anche il cinema ha beneficiato del suo talento. Negli anni ha lavorato sia in produzioni italiane che internazionali, come Live by Night di Ben Affleck e Le Mans ’66 – Ford v Ferrari, dove interpretava il leggendario Enzo Ferrari. La sua capacità di dare spessore psicologico ai personaggi lo rese apprezzato anche fuori dai confini italiani.

Dietro la solida figura dell’attore, si nascondeva un uomo riflessivo, segnato da momenti difficili affrontati con dignità. Durante le riprese de La Piovra, fu colpito da un tumore e invece di ritirarsi, trovò insieme alla moglie Victoria Zinny, anche lei attrice, il modo di giustificare scenicamente l’assenza del suo personaggio, per poi tornare sul set.

In alcune interviste, aveva raccontato senza filtri anche un periodo di depressione che aveva attraversato, affrontato con coraggio e superato con l’aiuto della famiglia e della terapia. Era un uomo consapevole delle fragilità umane e capace di farne parte del suo percorso artistico.

Negli ultimi anni, Girone si era dedicato anche a un teatro di impegno e testimonianza. Con Il cacciatore di nazisti, un monologo dedicato alla figura di Simon Wiesenthal, si era fatto portavoce della memoria storica, contro il negazionismo e l’oblio. La sua presenza scenica, austera ma empatica, dava forza e verità a un testo che diventava più di uno spettacolo: un atto civico. Per Girone, il teatro non era solo rappresentazione, ma responsabilità.

Con la morte di Remo Girone, si chiude un capitolo importante della cultura italiana, ma resta viva la sua eredità: nei personaggi che ha interpretato, nelle parole che ha pronunciato, nelle coscienze che ha toccato.


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