Nick Cassavetes dirigerà il remake americano del film italiano diretto da Margherita Ferri: Il ragazzo con i pantaloni rosa.
Nick Cassavetes, regista di film iconici come John Q, Le pagine della nostra vita e Alpha Dog, come riportato da Variety, dirigerà il remake americano del film italiano Il ragazzo con i pantaloni rosa, diventato un vero e proprio caso cinematografico e culturale in Italia. La pellicola originale, diretta da Margherita Ferri, ha commosso e sconvolto il pubblico raccontando la struggente vicenda reale di Andrea Spezzacatena, quindicenne romano che nel 2012 si è tolto la vita dopo essere stato vittima di bullismo e cyberbullismo.
Con un incasso superiore agli 11,8 milioni di dollari e quasi due milioni di spettatori, il film italiano ha superato al box office titoli internazionali come Wicked e autori affermati come Paolo Sorrentino con Parthenope. Oltre al successo cinematografico, ha ispirato una versione teatrale musicale che debutterà nel febbraio prossimo, e ora si prepara ad approdare negli Stati Uniti con una nuova trasposizione.
A produrre il remake saranno Tarak Ben Ammar, attraverso Eagle Pictures (già dietro al film originale), e Mark Burg, produttore di lunga data e collaboratore di Cassavetes in John Q. Il titolo del remake sarà The Boy with the Pink Pants e promette di mantenere intatto lo spirito emotivo del film italiano, adattandolo però al contesto statunitense.
Cassavetes ha definito il progetto “un grande film” e ha sottolineato come la storia unisca tematiche universali come la famiglia, l’adolescenza, il primo amore, ma anche il dolore profondo e invisibile che molti giovani affrontano in silenzio. “È un pugno allo stomaco. È una potenza”, ha affermato il regista, evidenziando la presenza di “un ruolo femminile forte e riconoscibile”, riferendosi probabilmente alla figura di Teresa Manes, madre di Andrea, il cui legame con il figlio rappresenta uno degli snodi emotivi più intensi della storia.
Nel remake, ambientato probabilmente in una piccola città americana, verrà data ancora più centralità al personaggio della madre. Dopo la morte del figlio, Manes è diventata una voce autorevole nella lotta contro il bullismo e ha scritto un libro che ricostruisce il calvario vissuto da Andrea. Sarà la sua prospettiva a guidare parte del racconto, arricchendo ulteriormente la struttura narrativa.
La sceneggiatura del remake sarà affidata a Roberto Proia – già nominato ai David di Donatello per lo script dell’originale – in collaborazione con lo sceneggiatore americano Michael Gallagher.
Tarak Ben Ammar ha dichiarato: “Purtroppo, la storia di Andrea Spezzacatena non è solo una storia italiana. Il tragico fenomeno del suicidio tra i minori a causa del bullismo è diventato una piaga globale che il cinema ha il dovere di affrontare”. Proprio per questo, Eagle Pictures ha lanciato una nuova divisione dedicata a progetti che promuovano cambiamenti sociali e si rivolgano in particolare al pubblico giovanile.
Anche Mark Burg ha espresso grande coinvolgimento personale nel progetto: “Il film italiano mi ha lasciato senza parole. Ha saputo trattare un tema durissimo con leggerezza e profondità, rendendolo accessibile a un pubblico vastissimo. È il tipo di racconto che può davvero cambiare le cose”.
Gina Cassavetes, coproduttrice del film, ha concluso: “Sono orgogliosa di far parte di questa produzione. È una storia fondamentale per capire il mondo in cui stanno crescendo i nostri figli e su come possiamo, come famiglia, imparare ad amarli e proteggerli nel modo migliore possibile”.
Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa, sinossi
Andrea Spezzacatena aveva appena compiuto 15 anni quando decise di togliersi la vita. Andrea, un ragazzo apparentemente solare, aveva ottimi voti a scuola e un ottimo rapporto coi genitori. Il suo gesto fu quindi totalmente inaspettato e rimase senza spiegazione finché sua madre dopo la sua morte è entrata nel suo profilo Facebook e ha ricostruito l’inferno che suo figlio stava passando tra atti di bullismo e cyberbullismo a scuola. Il film, narrato dalla voce di Andrea dall’aldilà, ci racconta come il ragazzo sia arrivato a pensare di non avere altra via d’uscita e rappresenta un potente monito sulla pericolosità di quelle parole e di quei gesti che in apparenza ci possono sembrare innocui.