tre ragazzi che entrano in un locale

Mixed by Erry, la recensione del nuovo film di Sydney Sibilia

Mixed by Erry, la recensione del nuovo film di Sydney Sibilia, prodotto da Matteo Rovere, al cinema dal 2 marzo distribuito da 01 Distribution.

Sono una coppia ormai consolidata Matteo Rovere e Sydney Sibilia, che rispettivamente nei ruoli di produttore e regista hanno anche condiviso il primo lungometraggio di finzione (Smetto quando voglio). Con la sua Groenlandia, fondata nel 2014, Rovere ha poi continuato a produrre alcuni fra i più rilevanti film di genere (e non) italiani, fra il thriller e la commedia, dal dramma alla fantascienza, non dimenticando i suoi progetti da regista (Il primo re su tutti). Ed è sempre tornato a Sibilia, dedicandosi alla trilogia di Smetto quando voglio e poi a L’incredibile storia de L’isola delle rose, uscito nel 2020.

La costante, il filo conduttore che tiene saldo il legame fra regista e produttore, c’è ed è piuttosto visibile: sono le storie incredibili e i personaggi fuori dai cardini il centro d’interesse di Sibilia tanto quanto quello di Rovere. E adesso la coppia torna in sala con un film dedicato a un’altra impresa titanica, quella di Mixed By Erry.

Erry: un nome, una leggenda. Lo sanno tutti quelli che hanno vissuto gli anni ottanta delle musicassette, a oggi ancora il supporto audio più economico mai esistito prima delle piattaforme (ma quello dello streaming, come nel campo cinematografico, costituirebbe un discorso a sé). Il solo pronunciarne il nome, o poterlo leggere da qualche parte, evoca sentimenti nostalgici che è impossibile racchiudere in un’analisi lucida.

Ma chi è Erry e cos’è il suo “mixtape”? Gli anni ottanta della musica sono sterminati, così tanto da poter far spazio anche alle figure che l’hanno contraffatta: i fratelli Frattasio hanno il proprio posto in quell’olimpo per aver avuto l’intuizione di creare un’impresa sul commercio di musicassette “false” vendute prima sul territorio nazionale e poi oltre i confini. 

Erry, un’antieroe dal cuore puro

A Sydney Sibilia interessano gli uomini bigger than life, gli antieroi dal cuore puro che qualcuno vorrebbe fermare ma che altri possono solo ammirare, o amare. Mixed by Erry non fa eccezione: al suo sesto lungometraggio, Sibilia riporta alla luce una vicenda e una biografia come se fosse reinterpretata nel linguaggio di un ricordo.

I fratelli Frattasio, quattro che nel film diventano tre, hanno imparato il mestiere aiutando il padre a smerciare bottiglie di alcolici contraffatti nel quartiere napoletano di Forcella.

Erry, nel film interpretato dall’esordiente Luigi D’Oriano, è il vero baricentro dell’operazione. A lui si deve l’operazione vincente, dietro quella dell’accessibilità universale della musica: l’aver regalato altra musica sui lati B delle musicassette in base ai gusti, abbinando artisti e ispirando le tendenze dei suoi ascoltatori dopo averli intercettati con maestria. I tre fratelli hanno venduto così tanta musica nel corso di quegli anni (si contano circa 180 milioni di musicassette) da diventare l’etichetta italiana più importante, de facto.

Lo sguardo vero del business di Erry

Sibilia racconta Erry e il suo business partendo dalle pagine di Mixed By Erry – La storia dei fratelli Frattasio, saggio della co-sceneggiatrice Simona Frasca (giornalista e scrittrice), ma aggiungendoci il filtro di quello sguardo romantico che modellò anche il Giorgio Rosa del sogno utopico de L’isola delle Rose.

È uno sguardo assolutore: è vero, i Frattasio sono stati criminali e sono stati braccati dalle autorità come si fa con i falsari e con i nemici tutti, tanto che il tono del film devia volentieri verso quello di un gangster movie arricchito delle sfumature della black comedy; ma il risultato delle loro azioni ha permesso a milioni di ascoltatori di bearsi della musica commerciale con le loro compilation, senza costringerli a spendere grosse cifre. Poi “Mixed by Erry” attira l’interesse della camorra. E presto viene copiato a sua volta, e allora ecco che il prodotto di Erry diventa quello originale e insostituibile, malgrado fosse già una copia dell’originale. Forse è proprio questo il paradosso che Sibilia è riuscito a cogliere per farne il centro della sua favola costruita sulla rievocazione.

Nell’era dell’eighties revival, in cui film e serie televisive (prime fra tutte Stranger Things) giocano con le immagini di una memoria collettiva gettandoli tutti insieme in un pastiche di ricordi sparsi, Sibilia rifabbrica fedelmente quello che sono stati gli anni ottanta italiani nel complesso. Parlare di Erry significa anche parlare dell’attesa di Sanremo, dei costumi e delle automobili, del calcio, dei magnifici dispositivi su cui una volta ascoltavamo la musica.

Mixed by Erry diventa simbolo di qualcosa di più grande, effigie di un mondo sfumato e di una cultura analogica che non esiste più; di una dimensione pre-download, pre-digitale, pre-streaming (forse anche pre-adultità) in cui tutto era ancora da esplorare, in cui le hit duravano più di una settimana e in cui era ancora possibile cogliere nella musica un fenomeno pervasivo, martellante e in grado di unire i gruppi sociali, prima che diventasse solo un sottofondo a basso volume.  

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Federica Cremonini

Il Voto della Redazione:

6


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