02.RAPITO_di_Marco_Bellocchio_nella foto Paolo Pierobon e Enea Sala_ph Anna Camerlingo_DSC5099_

Rapito, la recensione: l’inaccettabilità della fede

La recensione di Rapito, il nuovo film di Marco Bellocchio in concorso a Cannes 76 e nelle sale dal 25 maggio

Lo scorso anno Marco Bellocchio presentò in anteprima nella sezione Premiére del 75esimo Festival di Cannes: Esterno Notte. Un’opera intensa e viscerale attraverso cui il regista italiano raccontò i drammatici anni di piombo che attraversarono e sconvolsero l’Italia negli anni ’70 e in particolare l’assassinio di Aldo Moro, statista e presidente della DC, la cui morte cambiò per sempre il volto socio-politico del nostro bel paese. A distanza di un anno Marco Bellocchio è di nuovo sulla croisette del prestigioso evento francese per raccontare ancora una volta una storia vera ma dalla ben differente intensità e dal più ampio coinvolgimento, considerando il periodo, il protagonista e le parti coinvolti. Una vicenda senza alcun dubbio dalla medesima unica potenza in grado di scuotere, mettere in discussione e far riflettere nel profondo sul rapporto stato-chiesa e chiesa-fede.

Rapito, la storia di Edgardo Mortara

07.Rapito di Marco Bellocchio_ph Anna Camerlingo_DSC4156

Ispirato liberamente a “Il caso Mortara” di Daniele Scalise edizioni Mondadori, in Rapito nel quartiere ebraico di Bologna il 23 giugno del 1858 la Gendarmeria dello Stato Pontificio, che a quei tempi comprendeva ancora Bologna, si presentò, per ordine della Santa Inquisizione avallato da papa Pio IX, alla porta della famiglia ebraica di Salomone ‘Momolo’ Mortara e di sua moglie Marianna Padovani, per prelevare il sesto dei loro 8 figli, Edgardo di soli 6 anni, e trasportarlo a Roma dove sarebbe stato cresciuto ed educato dalla Chiesa.

Secondo le dichiarazioni della domestica quattordicenne Anna Morisi, di fede cattolica infatti, e sei mesi il piccolo ritenuto in punto di morte a causa di una malattia, era stato segretamente battezzato da lei stessa, per evitare che la sua anima finisse nel ‘limbo’. Sacramento che rendeva il piccolo cristiano, e di conseguenza, secondo la legge inappellabile dello Stato Pontificio, non poteva essere cresciuto da una famiglia ebraica. I genitori di Edgardo sconvolti e sostenuti dall’opinione pubblica e dalla comunità ebraica internazionale, soprattutto dell’Europa e del Nord America, iniziarono così a lottare per riportare Edgardo a casa, e la loro battaglia assunse ben presto una dimensione politica. Tuttavia il Papa non accettò di restituire il bambino, e mentre Edgardo cresceva nella fede cattolica, il potere temporale della Chiesa volgeva al tramonto e le truppe sabaude conquistarono Roma il 20 settembre del 1870.

Rapito: Io sono il papa e solo a Dio devo rispondere

03.Rapito di Marco Bellocchio_nella foto_Barbara Ronchi e Enea Sala_ph Anna Camerlingo_DSC4263

La vicenda di Rapito, sceneggiato dallo stesso Bellocchio assieme a Susanna Nicchiarelli e la collaborazione di Edoardo Albinati, Daniela Ceselli e la consulenza storica di Pina Totaro, è solo una delle tante storie di bambini strappati alla propria famiglia per essere allevati da cattolici e narrate anche da David I. Kertzer, Marina Caffiero e Vittorio Messori in Io, il bambino ebreo rapito da Pio IX – memoriale inedito del protagonista del “Caso Mortara”. Storia che Bellocchio racconta con uno sguardo e una messa in scena che trasudano suggestione, rabbia, sconforto, volontà non di arrendersi, impotenza, e una forte e doverosa riflessione su una verità palese e scomoda.

Grazie alla contrapposizione di immagini e alla componente onirica con cui alcune scene e concetti vengono rappresentati, Bellocchio scava, affronta, analizza e spoglia i discutibili principi ecclesiastici su cui affonda le radici e si erige la chiesa, confermando la reale frattura tra gli uomini e la fede. Uomini che adorano Cristo ma che non professano la sua volontà avendone perso completamente il senso.

Ed ecco allora che come burattini seguono e assimilano regole senza chiedere alcuna spiegazione e provare confrontarsi con se stessi, imponendo a loro volta dogmi perché ‘è giusto così’, fino a fondere invece di scindere la chiesa con la religione e giudicando gli altri credo sbagliati. Ma Dio è uno solo, non importa il modo con il quale si prega e invoca, è uno. Spaccatura che Bellocchio evidenzia inoltre con rispettosa e emozionante intensità, quando il piccolo Edgardo solo davanti al crocifisso, toglie i chiodi a quel Cristo deluso, rassegnato, il quale scende, si sfila la corona di spine e va via, affermando la sconfitta e la manipolazione del suo sacrificio.

05.Rapito di Marco Bellocchio_nella foto Leonardo Maltese_ph Anna Camerlingo_DSC3327

Una chiesa avida di potere che ricatta e si innalza al di sopra delle altre comunità, costringendo quella ebraica a piegarsi e umiliarsi. Un papa dal volto di un magistrale Paolo Pierobon, così come tutto il cast, che minacciosamente tuona: ‘io sono il papa e rispondo solo a Dio’, desideroso di avere e mantenere il controllo sulle persone. Cosa questa che molto probabilmente farà arricciare il naso a molti e focalizzerà in modo totalitario l’attenzione del pubblico, le cui emozioni saranno enfatizzate e scandite dalle musiche originali di Fabio Massimo Capogrosso, ricche di un loro personale significato, dai quadri creati dalla fotografia di Francesco Di Giacomo, dalla scenografia di Andrea Castorina, e i costumi di Sergio Ballo Daria Calvelli.

In Rapito non c’è esaltazione ne l’obiettivo di scandalizzare. C’è il disgusto, la commozione, il timore, la presunzione, la condanna di un fondamentalismo ideologico che accomuna tutte le religioni e, per alcuni aspetti, l’ignoranza, intesa come mancanza di cultura, in ogni singolo dettaglio, inquadratura, sfumatura di un periodo complesso difficile da comprendere. Contraddizioni inaccettabili che restano sospese proprio in quell’immaginario limbo che ha spinto la domestica a battezzare in segreto Edgardo, cresciuto con un’anima tormentata da una fede che ama e respinge. Un’anima divisa da un muro che neanche i cannoni dei bersaglieri entrati a Porta a Pia sono riusciti a scalfire.

© Riproduzione Riservata

Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

9


Pubblicato

in

da

Tag: