immagine superman di james gunn

Superman, la recensione: tra mito, umanità e speranza a quattro zampe

Superman, la recensione: tra il mito e l’umanità con il nuovo inizio del rinnovato DC Universe diretto da James Gunn.

Se si chiede a un bambino quale supereroe vorrebbe essere, o chi sia il suo preferito, non c’è dubbio che la scelta ricadrebbe su due figure in particolare: Batman e Superman. Il primo è il Cavaliere Oscuro, il vigilante di Gotham, un uomo senza alcun potere sovrannaturale, tormentato dai propri demoni interiori, che ha scelto, in parte, di esorcizzare andando a caccia di coloro che continuano a nutrirli, mettendosi al servizio della giustizia. Il secondo, invece, è l’archetipo del supereroe per eccellenza: indossa un costume iconico, agisce sotto uno pseudonimo, combatte il male grazie a poteri straordinari e ha un innegabile vantaggio sul suo rivale.

Superman, infatti, incarna l’essenza stessa del supereroe e con il suo mantello rosso e l’inconfondibile “S” sul petto, ha definito e consolidato l’immaginario del supereroe moderno. Creato nel 1933 da due giovani amici di Cleveland, lo scrittore Jerry Siegel e il disegnatore Joe Shuster, Superman nacque inizialmente come risposta all’ansia del loro tempo, segnato dalla Grande Depressione, dalla crisi dell’identità americana e dalle prime ombre della guerra.

Pubblicato nel 1938, sulle pagine di Action Comics n. 1, inaugurando ufficialmente l’età d’oro dei fumetti, Superman – Kal-El sul pianeta Krypton, Clark Kent sulla Terra – è molto più di un semplice eroe invincibile: è una figura mitica, un alieno cresciuto come essere umano, costantemente in bilico tra due mondi. La sua storia è una leggenda moderna di integrazione, identità e sacrificio, e i suoi poteri – volo, forza sovrumana, vista a raggi X, invulnerabilità – sono controbilanciati da una moralità incrollabile e da un ideale di giustizia profondamente radicato nell’umanità che lo ha accolto.

Un’eredità che oggi il regista James Gunn raccoglie e trasporta nel nuovo DC Universe, dando il via al cosiddetto ‘Capitolo Uno: Dei e Mostri‘ con un film che si propone non come reboot, ma come una rilettura contemporanea del mito.

Il nuovo Superman umano, vulnerabile e…con un cane

Con David Corenswet nel ruolo di Clark Kent/Superman e un cast corale che include Rachel Brosnahan nei panni di una brillante e determinata Lois Lane, e Nicholas Hoult in un’inedita interpretazione di Lex Luthor, Superman di James Gunn — nelle sale italiane il 9 luglio, distribuito da Warner Bros. — segna un ritorno sentito e significativo alle radici mitologiche dell’eroe più iconico di sempre.

Un Superman, carico di aspettative, soprattutto dopo le recenti delusioni targate DC e l’entusiasmo, misto a incertezza, suscitato dalle novità introdotte con l’arrivo di Peter Safran e dello stesso Gunn alla guida dello studio, e che va guardato senza cedere al confronto con le precedenti incarnazioni: dal leggendario Superman di Christopher Reeve — che, diciamolo, resta ineguagliabile — all’Uomo d’Acciaio di Henry Cavill.

Come rivelato dallo stesso regista, noto per il suo stile distintivo e per la capacità di fondere azione e ironia, il film trae spunto da diverse fonti con l’intento di dare vita a una versione fedele allo spirito originale dei fumetti, ma al tempo stesso fresca e attuale, che pone l’accento sull’umanità dell’eroe e sui legami con il mondo che lo circonda.

Prendendo dunque ispirazione da All Star Superman, firmato da Grant Morrison, arricchita da elementi della Silver Age — la celebre era argentata illustrata da Frank Quitely — e da alcuni richiami alla serie TV Smallville, come il nome dell’azienda di Lex, la LuthorCorp, Gunn cambia coraggiosamente registro, costruendo una narrazione che rinnova il mito di Kal-El, bilanciando la spettacolarità del supereroe con una riflessione più intima e contemporanea sulle responsabilità di un essere alieno/semidio dalla profonda carica emotiva.

Un mito che non è più avvolto da quella cupezza tormentata alla quale ci eravamo abituati, ma che brilla di una luce nuova, scegliendo consapevolmente il bene anche dopo la scoperta che i suoi genitori kryptoniani non erano mossi da nobili intenzioni, ma da ombre complesse.

Un cambiamento che, evidenziando il conflitto tra la sua origine extraterrestre e il suo mondo interiore, si concentra sulle relazioni che Superman instaura con gli altri, mettendo in risalto non solo il suo ruolo di protettore, ma anche di simbolo di empatia, sacrificio e doveri morali, esplorandone le fragilità, i dilemmi e il peso di essere una figura pubblica, amata e temuta al tempo stesso.

Proprio in virtù di questa direzione, David Corenswet dona a Superman una presenza carismatica ma vulnerabile, incarnando l’equilibrio tra le sue radici e il desiderio di una vita normale. Rachel Brosnahan interpreta a una Lois Lane ben caratterizzata: una giornalista determinata, brillante e indipendente, animata da un forte senso di giustizia, capace di affermarsi ben oltre il ruolo di interesse amoroso. Nicholas Hoult, infine nei panni di Lex Luthor offre un antagonista freddo e calcolatore dalla visione distorta del mondo, dominato dalla tecnologia, in contrapposizione con l’idealismo di Superman, dando vita a uno scontro ricco di sfumature.

Un ruolo speciale, inoltre, è riservato al cane Krypto, che debutta per la prima volta in live-action sul grande schermo, e il cui legame con Kal-El affonda le radici nella tradizione della Silver Age, condividendo con lui l’origine kryptoniana. Ben più di un semplice compagno a quattro zampe, Krypto rappresenta quell’amico leale e insostituibile che Gunn introduce con delicatezza: non solo per offrire momenti di leggerezza emotivo, bensì per approfondire ulteriormente la dimensione affettiva dell’eroe, sottolineando quanto Superman sia legato ai valori umani — l’amore, il dolore, l’empatia, la sofferenza, la fedeltà.

Emozioni e dinamiche che restituiscono alla figura di Superman tanto il suo valore simbolico quanto quello personale, permettendo così al racconto di mantenere le premesse confrontandosi con l’identità e il senso di appartenenza, strizzando l’occhio al delicato scenario socio-politico statunitense, attraversato da tensioni interne e internazionali.

Contrasti che ne indeboliscono l’immagine, e che Gunn trasforma in metafora con Superman riflesso di ciò che l’America potrebbe ancora essere — un faro di giustizia, e una speranza che, per fare davvero la differenza, deve prima affrontare le proprie contraddizioni.

Un film Superman che, non c’è dubbio, dividerà i fan di lunga data e le nuove generazioni, e ci ricorda, con apparente leggerezza, l’importanza della bontà in una società che spesso celebra forza, cinismo e arroganza, grazie a un protagonista che abbandona l’aura leggendaria per avvicinarsi a noi, affiancato da una squadra imperfetta di eroi e villain e da Krypto, perchè a volte, il cuore di un eroe può battere anche nel petto di un cane.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

7


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