The Happy Prince – L’ultimo ritratto di Oscar Wilde, la recensione del film diretto e interpretato da Rupert Everett.
Un’immagine concreta, nuda e cruda, priva di qualsiasi filtro patinato che da sempre avvolge l’imponente genialità di Oscar Wilde. Questo è ciò che offre Rupert Everett nel suo intimo, sensibile e curato racconto cinematografico, “The Happy Prince – L’ultimo ritratto di Oscar Wilde”. Il film, scritto, diretto e interpretato dallo stesso Everett, si distingue per il suo caratteristico tratto teatrale e per l’atmosfera fumosa e affascinante della Parigi di fine Ottocento, che riflette la personalità e il fare dell’artista, un tempo il più famoso di Londra. Tale rappresentazione ha richiesto un grande e attento lavoro di ricerca e studio.
Il film si configura come un toccante viaggio, vissuto e sentito, che commuove e coinvolge lo spettatore, trascinandolo nella stanza di una modesta pensione. Qui un Oscar Wilde, ormai prossimo alla morte, racconta con il tono di una favola i fasti e la decadenza di un’esistenza dominata dal bisogno di amare ed essere amato.
Dalle gioie del successo alla tormentata relazione con Lord Alfred Douglas (Colin Morgan), fino alla devastante autodistruzione che ne seguì, il film ripercorre le scelte di Wilde. La decisione di portare in tribunale la scandalosa storia d’amore rivelò al mondo la sua, allora inaccettabile, omosessualità, segnando l’inizio della sua rovina definitiva.
Al suo fianco, nel declino, troviamo la dedizione, la stima e l’affetto incondizionato degli amici, come Reggie Turner (Colin Firth) e, in particolare, Robbie Ross (Edwin Thomas). Quest’ultimo lottò fino alla fine per riabilitare la reputazione di Wilde, un traguardo ufficialmente raggiunto solo nel 2017. Ross, che nutriva nei confronti di Wilde sentimenti profondi e sinceri, riposa oggi accanto allo scrittore, suggellando un legame indissolubile anche oltre la morte.
Il film esplora una vita segnata da scelte obbligate, imposte dalla società, che non consentiva a Wilde di esprimere liberamente la propria natura. Un uomo insultato, perseguitato e abbandonato da coloro che un tempo lo idolatravano, incapaci di comprendere il valore universale dell’amore. Questa riflessione trova purtroppo eco anche nell’attuale panorama sociale, ancora segnato da episodi di omofobia in molte parti del mondo, come lo stesso Everett ha avuto modo di sperimentare.
“The Happy Prince – L’ultimo ritratto di Oscar Wilde” è un biopic da non perdere. Riesce a toccare le corde della malinconia, intrigando e incuriosendo senza lasciare nulla in sospeso. Il film trasporta il pubblico in un mondo narrativo perfettamente costruito, in cui i desideri e i sogni di un uomo – provato e logorato dal rimorso per aver gettato nell’indecenza i figli e la moglie Constance (Emily Watson) – si trasformano in vizi peccaminosi e immorali. Grazie anche alla magistrale interpretazione di Rupert Everett, lo spettatore viene immerso in un angosciante vortice emotivo fatto di turbamenti, indecisioni e solitudine, il tutto generato dalla negata libertà di essere se stesso.
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Emanuela Giuliani
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