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65 – Fuga dalla Terra, la recensione del film con Adam Driver

La recensione di 65 – Fuga dalla Terra, il film diretto da Scott Beck e Bryan Woods con protagonista Adam Driver al cinema dal 27 aprile 2023

Ci sono formule che non stancano mai, anche quando lo sforzo per metterle in scena è relativamente esiguo e il livello qualitativo dell’opera finale è discutibile. Una di queste formule è la lotta umana contro mostri, animali giganteschi, kaiju, che risveglia qualcosa di primordiale nello spettatore, forse plasmato come un sogno dallo Steven Spielberg che realizzò Jurassic Park, e che polarizza la nostra attenzione verso il monster-kolossal ogni volta che ne esce uno. Tuttavia 65 – Fuga dalla Terra, scritto e diretto da Scott Beck e Bryan Woods, co-prodotto insieme a Sam Raimi, è qualcosa di ben diverso.

La trama di 65 – Fuga dalla Terra

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Siamo su Somaris, pianeta tecnologicamente avanzato ma distante dal nostro per tempo e per spazio. In un remoto passato che somiglia a un futuro distante, il pilota Mills (Adam Driver) vive insieme a sua moglie Alya e sua figlia Nevine, gravemente malata. Non ci sono molte speranze per la sua sopravvivenza, eccetto una possibilità che si schiude con la promessa di un sacrificio non da poco: una spedizione spaziale di due anni potrebbe permettere a Mills di guadagnare abbastanza denaro per curare Nevine. Il pilota intraprende il viaggio e la missione va a buon fine, ma qualcosa s’incrina proprio nel viaggio di ritorno a Somaris: l’astronave Zoic viene colpita da una massa di asteroidi e l’equipaggio si schianta su un pianeta apparentemente inesplorato. Tutti morti, eccetto una: la piccola Koa (Ariana Greenblatt), con cui Mills dovrà imparare a comunicare nella speranza di sopravvivere. Il pianeta ostile è in realtà la Terra di 65 milioni di anni fa, in pieno Cretaceo e popolata dai dinosauri.

Padri e figlie: la frontiera è la Terra

65 – Fuga dalla Terra è, come dicevamo, qualcosa di atipico soprattutto se comparato alla media delle opere cinematografiche sullo stesso tema. Qualcosa sta cambiando nel cinema, nonostante il MonsterVerse di casa Warner e Legendary debba ancora giocare le sue ultime carte con Godzilla x Kong: The New Empire (la cui uscita sarebbe prevista per l’anno prossimo). I mostri vengono ridimensionati, gli ambienti cambiano e gli uomini che li affrontano sono sempre meno, e neppure tutti uomini: insieme al pilota Adam Driver, che coglie il testimone del McConaughey di Interstellar e del Pitt di Ad Astra nella sua disperata missione spaziale, c’è anche la giovanissima Ariana Greenblatt, che deve intanto scrollarsi di dosso la “colpa” di essere solo una bambina e la peggiore opzione possibile, come compagnia di avventure, fra i superstiti di un disastro.

È una scelta in linea con la tendenze di certo cinema fantascientifico che tende alla riflessione esistenzialista, dove i rapporti fra padri e figlie assumono centralità: quando le remote stazioni nei luoghi abbandonati sul pianeta o al di fuori non sono luogo di proiezioni mentali (come in The Midnight Sky, ma prima di lui il cinema di Tarkovskij), le famiglie pagano lo scotto di una possibilità giocata male (come in Interstellar), sono messe alla prova (come in Gravity, The Martian o Prospect) o ne ottengono una nuova da sfruttare in condizioni comunque drastiche, come accade qui. Il conforto della riconciliazione, che i nuovi capitoli di Star Wars hanno nutrito per bene, viene rimpiazzato dal timore della disgregazione dell’unità famigliare, che sembra costituire oggi il nucleo concettuale attorno a cui gravitano le storie di fantascienza.

Un thriller fantascientifico votato all’intrattenimento e all’avventura

Tuttavia 65 – Fuga dalla Terra non è solo questo, perché ha un po’ tutto (per tutti). È, prima di tutto, un film votato al gioco, al divertimento cinematografico che non si risolve in soluzioni pigre: Driver e Greenblatt, uniti da una chimica perfetta, mettono a disposizione i propri corpi in sequenze d’azione degne di nota; i  dinosauri vengono ricreati da un buonissimo lavoro di CGI e da un design che li fa assomigliare a ibridi fra mostri e animali. Se da una parte è ammirevole il tentativo di distanziarsi dai precedenti esempi cinematografici per proporre qualcosa che rivendichi il suo diritto a non essere una copia, le creature di Beck e Woods, che sembrano voler soddisfare l’appetito dello spettatore subito e tutto insieme, avrebbero forse potuto imparare l’essenziale da quel regista che cercano in tutti i modi di non emulare: avrebbero potuto, per esempio, farsi attendere un po’ di più. Invece la tensione è per tutto il film piuttosto slabbrata, sorretta soltanto da una sequela di scene di sopravvivenza, quelle sì, ben riuscite e senza dubbio più trascinanti dei momenti d’azione in cui i protagonisti sono chiamati a lottare a mani nude contro mostri preistorici.

Probabilmente 65 – Fuga dalla Terra, sostenuto da una strategia di marketing promozionale quasi inesistente, doveva passare inosservato perché incompiuto (anche a causa dei numerosi rinvii). Il risultato finale è, in effetti, una combinazione affascinante di generi per un film lineare, essenziale e che, al netto di una manciata di momenti interessanti (l’angosciante scena nella grotta, ad esempio), manca di una solidità narrativa che lo renda qualcosa in più rispetto a un susseguirsi di “scene da trailer”. Anche l’evoluzione del rapporto fra i protagonisti è magro, quasi inconsistente: andrebbe bene se il film fosse ciò a cui allude sin dalle premesse di trama, ossia una sorta di rilettura de Il pianeta delle scimmie nel contesto della Terra preterumana. Eppure il colpo di scena non c’è, neppure quello: il plot twist è, anzi, che 65 – Fuga dalla Terra non ne ha uno.

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Federica Cremonini

Il Voto della Redazione:

6


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